Oh Wind, if Winter comes,can Spring be far behind?
Oh vento, se viene l’Inverno, potra’la Primavera essere lontana?
(di Percy Bysshe Shelley)
Il mare in inverno. Non e’ solo una canzone della Berte’, ma un invito a visitare la baia di Portonovo soprattutto in questa stagione.E’ allora che questo posto ama svelare il suo genius, l’anima del luogo, lo spiritello che si mostra solo agli eletti. E ci incanta con la sua bellezza. Nel mio blog parlero’ molto della bellezza e della sua funzione risanatrice di molti mali. Coloro in grado di percepirla piu’ di altri possono testimoniare la sua capacita’ di curare gli animi inquieti e ogni sorta di febbre indagatoria , ” la bellezza arresta il moto” scriveva Tommaso D’ Aquino, nella sua Summa Theologiae. Forse di tutti i peccati commessi dall’ uomo, quello piu’ mortale e’ l’ indifferenza verso questa Dea.
Prendete per Portonovo dunque e procuratevi che sia una bella giornata ventosa e con un mare decisamente in tempesta. Ovviamente, copritevi anche molto bene. Parcheggiate l’ auto dove volete, tanto c’è posto, e soprattutto decidete dove cominciare. Esistono tre luoghi pieni di fascino e non saprei quale consigliarvi per primo, dipende anche da che cosa poi pensate di fare: se pensate di fermarvi a pranzo allora forse comincerei da quel gioiello di architettura romanica che e’ la chiesetta di Santa Maria in Portonovo costruita dai Monaci Benedettini Avellaniti ( di Fonte Avellana) nel 1034, cosi’ magnificamente preservata , potete pensarlo? grazie ad una frana del Monte Conero, nel 1320. Fu’ dunque abbandonata perche’ impraticabile e questo le permise di evitare quei maneggiamenti che gli uomini e il tempo rendono inevitabili se l’ edificio si rende in uso. Talmente in rovina che fu’ dimenticata per ben cinque secoli, finche’ non fu un soprintendente nel 1800 ( Luigi Serra) e Giuseppe Sacconi , il celebre architetto di origini marchigiane che progetto’ il Vittoriano a Roma ( si, l’ autore della ” macchina da scrivere” e’ marchigiano) a provvedere al suo restauro. Cosi’, immersa nella macchia mediterranea fortunatamente intonsa ,( e qui mi fa pensare che lo spirito del luogo deve avere molta tenacia) questa chiesa si rivela in tutto il suo incanto. Che dire di piu’? Provateci anche voi, lasciatevi ispirare, girate attorno alla chiesa e respirate l’ aria salmastra, ammirate dal retro l’ incanto del Monte d’ Ancona, come veniva chiamato anticamente il Monte Conero, una cascata di verde che discende fino al mare da piu’ di 500 metri di altitudine. “E vi sovvien l’ eterno” citando Giacomo Leopardi. Una lapide al suo interno cita un passo della Divina Commedia di Dante, il XXI canto del Paradiso, indicandoci un suo ospite illustre: San Pier Damiani che visse qui in ritiro cenobitico assieme a San Gaudenzio, secondo la regola dei Benedettini di San Benedetto da Norcia.
Una pausa di 5 secoli e poi di nuovo il risveglio, come la favola della bella addormentata. Che bellezza!
Dopo questa visita incamminatevi verso nord, seguendo la strada principale, visto che lo stato del mare non consente una passeggiata in riva, al primo bivio girate verso la Torre di Portonovo, percorrendo a piedi un breve tratto tra densi e fitti boschi di lecci e pittosfori si arriva ad una magnifica costruzione a picco sul mare, fatta erigere da Papa Clemente XI nei primi del Settecento, allo scopo di proteggere la zona dai pirati e in quel punto strategico, perche’ piu’ sporgente rispetto a tutta la spiaggia, si riusciva ad avere una maggiore visuale del mare da nord a sud. Una sorta anche di faro, possibile?Siamo comunque all’ inizio della leggenda, l’ idea dei pirati gia’ mi affascina e prelude al mito, a storie di uomini che infrangono la legge per fame o per avidita’ e da pescatori si trasformano in malfattori, e che trasforma la stessa baia come un luogo denso di vite vissute che sarebbe meraviglioso poter conoscere e approfondire se non inventare. La Torre poi viene acquistata nell’ Ottocento da Adolfo De Bosis. Chi era De Bosis? Un uomo sicuramente molto sensibile e colto, soprannominato da D’ Annunzio ” Principe del Silenzio” , un carattere schivo e mondano assieme, capace di radunare poeti, scrittori e pittori in una rivista da lui fondata nel 1895 a Roma, ” Convito” che Croce appoggio’ fin dal suo esordio, e che contava su nomi come D’ Annunzio,( il quale fu ospite anche nella Torre), Carducci , Pascoli e Scarfoglio, oltre ad illustratori grafici del calibro di Lawrence Alma Tadema e Giulio Aristide Sartorio. Ma soprattutto amava Percy Bysshe Shelley al punto da diventarne traduttore, e la vita di questo poeta e’ gia’ di per se’ un romanzo, credetemi, ambientato tra l’ Inghilterra,Scozia, Irlanda e Italia , dove visse assieme alla sua seconda moglie Mary Wollstonecraft Shelley , l’ autrice di Frankestein , che definiva la nostra patria ” un paese dove la memoria viene dipinta come un paradiso”. Suo figlio, Lauro De Bosis,bellissimo poeta e scrittore anch’ esso, mori’ a soli trent’ anni inabissandosi nel mare della Corsica dopo aver gettato su Roma dall’alto del suo aereo , migliaia di volantini inneggianti alla liberta’ e contro il regime fascista. Ogni anno, l’ università di Harvard, la cui cattedra di letteratura italiana e’ intitolata a suo nome, conferisce una borsa di studio post laurea di 50.000 dollari agli studenti più meritevoli, il Lauro de Bosis fellowship. * ( tu non temi la morte? non mi tocca/ finche’ c’e’ vita si combatte e poi… pace!/ Il mio fato, qualsiasi, io voglio! ( Icaro) La Torre e’ ancora di proprieta’ della famiglia De Bosis ed e’ visitabile su appuntamento. Bello eh? Ci sarebbe ancora tanto da raccontare ma preferisco che vi addentriate voi, se volete approfondire, nelle tante e tante storie che appartengono a questo posto e non c’ e’ tempo perche’ la giornata deve ancora terminare con un terzo monumento da visitare: il Fortino Napoleonico. Ritornate indietro e fate un lungo giro, riprendete l’auto se non volete proseguire a piedi perche’, a meno che non sappiate inerpicarvi tra i sentieri dei fitti boschi di lecci tra il parcheggio della Torre e il sentiero che conduce alla Piazzetta, non tutti hanno buone gambe e capacita’ di orientamento. In estate sarebbe decisamente piu’ facile, ma dipende sempre da voi. Il Fortino Napoleonico e’ l’ultima tappa, se volete anche culinaria, e non c’ e’ niente di piu’ affascinante che pranzare all’interno di un forte, dotato di un antico caminetto collocato proprio al centro della sala che resta sempre acceso, un caminetto tradizionale, niente pompa di calore a tiraggio forzato o altre diavolerie della tecnica moderna. Ancor piu’ fantastico quando percepisci il rumore del vento e il mare in tempesta che non sembra minimamente scalfire la costruzione. Lasciate che il vento sussurri e il mare parli, le forze della natura si scatenino e noi rimaniamo ad ascoltare, al Forte si parla sottovoce. Costruito intorno al 1811 come avamposto francese per impedire che le navi inglesi attraccassero e si rifornissero d’ acqua della Fonte ( dove ora si trova l’ Hotel omonimo) per volere del vicerè generale Beauharnais, ospito’ anche fino a 600 soldati Le sue alte pareti di pietra del Conero mi suscitano emozioni ” gotiche”: immagini di militari e navi incagliate, naufragi e ancora un volta pirati. Come un romanzo di Daphne du Maurier da cui Hitchcock trasse un film Jamaica Inn con la splendida Maureen O’ Hara. Mentre si pranza a lume di candela, Il fascino della struttura ti coinvolge e ti avvolge in un’ atmosfera d’ altri tempi, il massimo sarebbe poter ascoltare della musica dal pianoforte a coda posto lì nella sala, e forse vi sentireste partecipi voi stessi di un film, ambientato nell’ Ottocento: intrighi e ingiustizie perpretrate dai militari nei confronti dei pescatori locali, invisi ai francesi perche’ a favore del Papa, un uomo ingiustamente incarcerato nelle segrete del forte…D’ altronde, la stagione estiva e’ ancora lontana, i turisti fracassoni sono da qualche altra parte fortunatamente e il genio del luogo si esprime con tutta la sua foga, donandoci degli autentici momenti sospesi nel tempo.