I luoghi possiedono un’anima?
E’ uno degli interrogativi che spesso mi pongo, mentre guardo le colline attraverso il finestrino della mia auto e percorro le strade della campagna marchigiana. Poi mi soffermo su un crinale, illuminato da una luce particolare, una casa e un camino che fuma, una quercia secolare che muta colore all’avvento dell’autunno. Immagini quiete e senza tempo che Leopardi aveva cantato nella sua giovinezza. Poesia che fa bene all’anima.
In passato, al pari di un’esploratrice, vagavo per la campagna in ascolto di vecchi casali in cerca di vita, li sentivo raccontare le loro storie fatte di famiglie laboriose, chine sulla terra e silenti, abituate alla vita dura, sempre uguale. E avrei voluto far qualcosa per cambiare le loro sorti: da luoghi privi di vita a case riabilitate e vissute.
E cosi è stato e seguito a fare.
Ho cercato di superare quel letteralismo che la professione richiedeva, cioè la stretta adesione alla realtà oggettiva e se volete poco fascinosa, per dare un senso o un significato a quello che facevo, dato che non volevo assolutamente saperne di occuparmi di immobili come: “appartamenti spaziosi e luminosi a due passi dal centro”, ho cominciato a vedere oltre, cioè a de-letteralizzare il mero mestiere, intendendo con ciò la capacità di rielaborare idee e non di riassorbirle senza averle neanche pensate.
Ma ero io a dare significato a queste case o erano loro a darmelo? Un dilemma irrisolvibile, e spero che sia sempre così. L’anima esiste per chi la vede.
E dunque per me e per molti questi luoghi hanno anima. Queste colline e queste case possiedono e trasmettono cosi tanta bellezza che tutto ciò che l’uomo può fare è di mantenerla intatta e autentica cosi com’è, riconoscendone il valore.
Sento la necessità di avviare un percorso a latere: proteggere questi luoghi di anima, le case coloniche, le colline che le ospitano e i piccoli borghi storici e di radunare in un associazione delle persone, intellettuali e sensoriali, allo scopo di valorizzare e preservare innanzitutto il vero patrimonio di questa regione: il suo paesaggio e la sua molteplice vocazione, perché le future generazioni possano trarne le medesime o differenti ispirazioni.
Un’associazione culturale che racconti le storie e la vita di queste case, che possa intervenire sulle loro prossime destinazioni, che vigili sulla conservazione del paesaggio e dica la sua in tema di urbanistica e cementificazione selvaggia, di mantenimento dei borghi storici e dei caratteristici paesini sempre in bilico tra restauro dei vecchi edifici e nuova edilizia senza decenza e coerenza architettonica con il vecchio centro storico. Coinvolgere ed insegnare a vedere e mantenere la semplicità e l’autenticità di ciò che possediamo in questa regione, prima che sia troppo tardi, uno stile senza artifizi e straordinariamente diretto, che va dritto al cuore delle cose, come i suoi abitanti.
E’ la mia sfida futura, la nostra opportunità.
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