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Come si diventa  Moreno Neri?

Me lo sono chiesta spesso

Il suo nome  risaltava a ritmo regolare in calce alle pagine dei libri di storia della mia regione, Le Marche, che mi accingevo ad approfondire,   specie quando emergevano elementi  di non immediata  interpretazione.

Non sto a dire perché e per come ma una volta appurato che era di  Rimini, praticamente vicino casa , che il soggetto trattava temi che mi avevano sempre attratto sin da bambina, fatto emergere una storia che era stata sepolta, assieme alle ossa di un certo filosofo, Giorgio Gemisto Pletone,  che giacciono, apparentemente in maniera inspiegabile, nella terza arca della fiancata del tempio malatestiano di Leon Battista Alberti,  tradotto i suoi scritti, del quale si era occupato anche il mio idolo recanatese – Tace la fama al presente di Giorgio Gemisto Pletone Costantinopolitano –   quel Giacomo che amo ma in cui evito spesso di addentrarmi  per tema di naufragare dentro certi mari.


Una volta scoperto che era di Rimini, dicevo, avevo contattato il suo primo editore, acquistato tutti i suoi libri e chiesto lumi al proposito.  Raffaelli si era dimostrato generoso quel giorno,  mi aveva accolto nel suo ufficio,  aveva voglia di parlare e si era persino illuminato quando menzionava del filosofo i cui resti stavano poco distanti  dalla sua sede, come una reliquia, come emanasse messaggi  da cui sono inspiegabilmente attratta ma che fatico ad afferrare,  sepolta come sono,  probabilmente, da substrati materici sedimentati nel tempo, non sto nemmeno qui a dire quanti e quali.
– Non so se ci riuscirai a parlare.- ricordo mi disse – è sempre preso da mille cose.-
Poi  alla fine mi sono decisa: voglio incontrarlo e fargliela  direttamente questa domanda, magari  mi risponde semplicemente  che lui lo è sempre stato Moreno Neri, non lo è diventato, il che mi sembra più coerente e naturale con la sua persona.
E comunque trovarlo non è stato facile, il soggetto non è che si conceda volentieri, come è giusto che sia, forse è stato attratto dalla mia insistenza, forse ha capito che non lo avrei lasciato in pace molto facilmente, forse si è pure divertito a raccontare un’altra storia, stavolta la sua, senza bisogno di interpreti e traduttori.
Il fatto è che uno che si descrive in breve come ex organizzatore delle notti riminesi e poi si trasforma  in traduttore e curatore  di  una marea di testi dal greco e dal latino nonché autore  di circa centocinquanta titoli tra libri e saggi pubblicati in case editrici importanti  senza avere la classica formazione accademica tra lauree e master o dottorati come è solito , non poteva non attrarre la mia attenzione.
A mio avviso Moreno Neri è uno studioso decisamente fuori dagli schemi, pieno di coraggio ed eroico come pochi. Lo ringrazio per avermi concesso udienza  e questo è quanto ne è venuto fuori.

Lorenza Cappanera: Moreno Neri, come si comincia?

 

Si accende una sigaretta, siamo seduti, io lui e un altro giornalista,  all’esterno di un bar vicino al Ponte di Tiberio a Rimini.  E’ una calda mattinata estiva e siamo circondati da turisti di ogni dove.
Mi piace questo posto, mi cancella l’immagine stereotipata che ho da sempre di questa città che ha fatto del turismo di massa la sua principale chiave di lettura, c’è un parco e un fiume e soprattutto un’opera romana di un imperatore che amo particolarmente e, soprattutto, sembra di essere altrove.
Difatti andiamo subito indietro nel tempo, siamo nel Duemila a Milano e Giuseppe Girgenti, allora collaboratore di Giovanni Reale, il massimo studioso di Platone allora vivente, si fa promotore dell’incontro.
Reale ha letto i  lavori di Moreno Neri su Giorgio Gemisto Pletone e lo vuole  conoscere.

Moreno Neri: Vado alla Bompiani e vengo ricevuto nel palazzone di via Solferino, la stanza tutta tappezzata di traduzioni in varie lingue de “ Il nome della Rosa” di Umberto Eco. Reale mi chiede di passare alla Bompiani e di curare un’opera sugli scritti di Pletone come lui aveva fatto con Platone. Gli rispondo che è impossibile, alcuni testi non sono mai stati trascritti, però gli propongo di  pubblicare  un altro libro:  il “ Commento al sogno di Scipione”  di Macrobio che è un testo tratto dalla Repubblica di Cicerone. Perfetto.  Lo inseriscono  nella collana de  “ Il pensiero occidentale”.
Era un lavoro  che avevo nel cassetto da tempo perché me l’ ero tradotto per conto mio , il motivo non ti sto a raccontare, mi serviva a proposito del Tempio Malatestiano.

N.d.A. Vorrei acquistarlo ma è introvabile, così mi accontento per il momento della descrizione che trovo su internet: il testo presenta le più importanti dottrine della religione filosofica tardo-antica: l’ esistenza del mondo intellegibile, l’ immortalità dell’ anima e i suoi destini ultraterreni, nonché i paradigmi della vita buona per l’ uomo di quaggiù, insieme ad ampie digressioni sull’ interpretazioni dei tipo di sogni e sulle rispettive capacità profetiche, la scienza dei numeri pitagorici…..

Moreno Neri :nel frattempo con l’editore Raffaeli  pubblico “ Le rappresentazioni del Tempio Malatestiano” di Charles Mitchell, del Warburg Institute di Londra, che è il maggior centro di studi rinascimentali nel mondo, fondato da Aby Warburg , figlio di banchieri ebrei.

Mitchell fece due conferenze che ho tradotto per Raffaelli , nel quale sosteneva che molti dei bassorilievi erano espressamente basati su uno dei pochi testi platonici che nel 1450 si conosceva in Italia che era appunto il “ Commento al sogno di Scipione ” di Macrobio . 

Mi accorsi così che non esistevano edizioni in italiano tradotte dal latino.

Tutti i testi dei platonici, Plotino, Porfirio, vengono pubblicati in traduzione latine tra il 1480 e il 1490 da Marsilio Ficino. Fino al 1450 si conosceva poco di Platone salvo il Timeo, ma era vietato perché parlava di un Demiurgo che creava tutto dalla materia informe e non di un Dio creatore.

Cosimo de’ Medici e poi Bessarione hanno un po’ sbloccato questa opposizione della Chiesa romana. E anche Gemisto Pletone era malvisto perché inneggiante al paganesimo. Marsilio Ficino e Bessarione cercano di conciliare il platonismo con il cristianesimo infine e devo dire che da un punto di vista strategico hanno fatto bene, perché così noi oggi conosciamo Platone, anche se ignoriamo come lo conosciamo, o ce ne dimentichiamo.

C’è da sottolineare – continua –  che poi questo  testo su cui  lavorerà Marsilio Ficino per tradurre i dialoghi di Platone è stato donato da Gemisto Pletone a Cosimo de’ Medici quando viene a Firenze nel 1439. Non so se ci rendiamo conto….ecco perché poi Ficino lo chiama il secondo Platone

 

Lorenza Cappanera: Una storia veramente affascinante.  Però vorrei approfondire  qualcosa di più di te se non ti dispiace, cioè vorrei sapere  come avviene la metamorfosi.  Quando e come decidi di passare dalla vita mondana a quella più intimista della scrittura, dalla nigredo all’albedo, insomma.

Moreno Neri mi guarda interdetto. Si prende una paura poi dice:

 

M.N. Vuoi una biografia, in pratica ? Ma io non sono abituato a parlare di me, lascio che lo facciano i miei scritti. – pausa –  Ok, ti racconto succintamente,  altrimenti sembro una sorta di Doctor Jekill e Mr Hide.
Faccio studi classici, dopo il Liceo mi sarei voluto iscrivere a Lettere ma poi passo a Giuriprudenza che poi non termino perché nel frattempo mi sposo e divento padre di una bambina

Non ho mai terminato gli studi universitari, mi iscrissi in seguito a Sociologia ma dopo tre quattro esami anche li ho mollato. Ciò nonostante sono ormai circa dieci anni che prima l’Università  dell’ Insubria, poi di Bologna e in seguito di Urbino mi offrono una cattedra sull’ esoterismo rinascimentale, ma io non guido e dovrei prendere il treno o l’ autobus. Troppo scomodo. –

L.C. Incredibile. Scusa c’è chi farebbe carte false per avere una cattedra. – dico sorridendo,  ma lui non risponde  e continua  nella sua narrazione.

M.N. Ma vado ancora più indietro, al 1968 quando al Liceo Classico frequento Ordine Nuovo e la casa editrice di Franco Freda e altro. Cosa che non rinnego assolutamente perché mi ha fatto conoscere Julius Evola e Arturo Reghini. Tieni presente che allora se leggevi “ Il Signore degli anelli “ eri automaticamente un fascista. Tra l’ altro è stata Adelphi a sdoganare questi testi, se ci penso.

Poi divento militante radicale,  m’ innamoro di Marco Pannella , raccolgo le firme coi banchetti nelle piazze per il divorzio, sull’ aborto, sul finanziamento pubblico ai partiti poi passo al PSI  di Craxi e Martelli e ho due tessere, radicale e socialista, cosa che ho sempre avuto fino al 1997 quando ho abbandonato la politica.

C’è da dire che nel frattempo scrivevo sui giornali, ero considerato una penna promettente, mia madre ha sempre avuto uno strettissimo legame affettivo con il fratello di Sergio Zavoli, avrei potuto  andare a Roma, non so se mi spiego… però io sono un tipo non dico incorruttibile  ma ho prezzi molto alti, sono fuori mercato, insomma….

L.C. Ma come diventi animatore delle notti riminesi? –

M.N. Divento presidente ARCI e mi accorgo subito che al suo interno c’è la possibilità di svolgere un’ attività importante nel campo del tempo libero, per cui dopo un paio d’anni che ero presidente dell’ ARCI, costituisco una cooperativa culturale che ho fatto aderire alla Lega delle Cooperative che si chiamava ONU – One Nation Underground – preso da un verso di una canzone di Bob Marley. E’ durata dodici anni circa e gestivamo locali diventati anche  famosi come Slego, Rock Hudson’s e IO Street Club dove si facevano concerti da gruppi che venivano direttamente da Londra o allo stadio di Rimini,  dove una volta ho riunito Zucchero, Joe Cocker e Miles Davis assieme. La notte ,chiuse le casse,  ci siamo trovati con un sacco pieno di milioni,  ottanta o novanta o giù di lì insomma, ci siamo guardati io e mia moglie e detto: se prendiamo un volo per Cuba viviamo da signori. A quei tempi non c’ era nemmeno l’ estradizione.

L.C.E invece….

M.N. Poi Susy Blady, Paolo Roversi e pure Paolo Rossi, facevano molte cose all’ avanguardia, sia dal punto vista musicale che teatrale.

Siamo stati i primi ad occupare il Castello di Rimini, allora praticamente chiuso, facevamo una rassegna di cinema all’ aperto che durava due mesi e mezzo. C’era un’iniziativa, Gradisca, che ha preceduto la Notte Rosa, che ha durato per tre,  quattro anni e siamo finiti nel Guinness dei primati perché abbiamo organizzato una tavolata sulla spiaggia lunga 12 chilometri con l’ aiuto dei bagnini.

Pier Vittorio Tondelli, che era un mio caro amico, parlava spesso di noi, le sciocchezze che dicevamo venivano rimbalzate sulla stampa, come ad esempio Rimini come Hollywood ,con il fotomontaggio della collina di Covignano con la scritta Rimini.

Tutti gasati, sindaco di Cattolica compreso, il quale  propone ad un certo punto di fare un parco tematico sul bordo dell’ acqua – au bord de l’eau -, che equivale a un bordello, quindi Cattolica si  proponeva come città dove c’ era il bordello pubblico.

Erano gli anni Ottanta e Rimini era il centro propulsivo massimo della creatività, incontravo spesso in spiaggia Umberto Eco, non prendevamo le mode dall’esterno, ma eravamo noi  riminesi stessi a crearle.

Tra l’altro non eravamo una cooperativa di quattro gatti sai,  siamo arrivati ad avere un centinaio di soci dove c’ era anche Stefano Pivato, che è stato rettore dell’ Università di Urbino gli anni seguenti. Ci occupavamo di fotografia, teatro, giornalismo…

… E questa è stata la mia prima vita di animatore, che è terminata con Tangentopoli. In seguito,  sono ritornato a dedicarmi a quello che mi piaceva quando avevo ventiquattro, venticinque anni: scrivere. Non più scrivere sui giornali pero’ ma libri.

E ho cominciato con Raffaelli.

L.C. Con Pletone?

M.N. Ti racconto il perché e preparati perché è una storia molto strana, che ha a che fare con i miei interessi esoterici. Ero entrato da poco in una loggia massonica quando nel 1998 arrivò una delegazione di una trentina di greci di una loggia intitolata a Giorgio Gemisto Pletone per rendere omaggio alla sua tomba. Nella mia loggia aveva conosciuto Guido Nozzoli, grande penna del giornalismo italiano allora in pensione,   che poteva finalmente dedicarsi alla sua autentica vocazione:  l’alchimia operativa. Era stato iniziato da Eugène Canseliet, discepolo del leggendario Fulcanelli. Voleva impartirmi l’iniziazione alchemica, ma non mi sentivo adatto. Senza nessuna delusione, mi consigliò di cominciare a studiare il Tempio Malatestiano. Così feci io da guida ai greci. Da allora ho continuato a cercare dove vivesse ancora la prisca philosophia di Pletone, la Tradizione unica e una, e in quale scolarca si fosse incarnato nei nostri giorni. Il maestro era veramente tale, l’ho conosciuto nel 2010 più o meno, aveva una casa editrice che si chiamava Asram Vidya, si chiamava Raphael e ha pubblicato la prima traduzione italiana delle Upanishad.

Prima faceva conferenze, attività pubblica, poi ad un certo punto si è ritirato in un centro coi suoi discepoli.

L.C. Ritirato dove esattamente?

M.N. Non l’ ha mai saputo nessuno, se ne guardava bene dal svelarlo. Lui con grande semplicità e’ andato oltre Rene’ Guenon, a ben pensarci.

L.C. Un Gemisto anche lui.

M.N. Comincio a mandargli i miei libri  e lui mi manda una lettera scritta di suo pugno, il che mi emoziona un poco, e mi dice  di contattare una certa persona che mi farà’ accedere alla sua comunità  dandomi l’ opportunità di portare chi ritenessi opportuno. E ho portato mia moglie e alcuni amici.

L.C. Quindi in pratica entrare nel suo Centro significava essere iniziati.

M.N. Non ti dico mia moglie, spaventatissima! Dove mi porti? Nelle montagne in provincia di Rieti, un misto tra un ashram e un monastero. Una costruzione ad un solo piano in una tenuta ampia e recintata, una costruzione fatta a P greco, con una casetta, la sua, al centro. Tutte cellette con un letto e un bagno. A fianco trovavi un’ edificio lungo con una sala, una ricchissima biblioteca, la sala da pranzo e le cucine. Dopo quella volta ci sono andato ancora, finché lui è stato vivo. E’ morto alcuni anni fa aveva già quasi novant’anni anni. Era bravissimo.-

L.C.E ora di cosa ti stai occupando, stai scrivendo qualcosa? –

M.N. Sto facendo qualche cosa di nuovo su Giorgio Gemisto Pletone che non voglio lasciare. Non so se tu hai mai sentito parlare degli oracoli caldaici: Pletone è stato uno dei primi editori degli oracoli. Lui se n’ è occupato rimettendoli in un ordine più funzionale secondo il suo punto di vista, li ha interpretati e anche ribattezzati, non li attribuisce ai due maghi caldei del II e III secolo, il Giuliano padre e Giuliano figlio, ma li ribattezza oracoli magici dei Magi della tradizione di Zoroastro, attribuendoli a lui, insomma. Zoroastro era precedente a Mose’, quindi era un testo sacro più antico dell’ Antico Testamento. Tieni presente che per lui antico significa originario e originale, cioè tutto quello che viene prima ed è più vicino al principio, non solo in senso cronologico ma filosofico.

L.C.E’ possibile che Gemisto Pletone avesse delle facoltà medianiche?

M.N. Aveva delle intuizioni probabilmente. Il trattato delle Leggi che gli viene bruciato, ad esempio, nelle parti che sono rimaste vi si trovano delle preghiere e inni che lui voleva che il popolo eseguisse in determinate ore e in un determinato calendario.

Si tratta di una religione particolare, con principi di tipo filosofico, differente da quella cattolica o ortodossa. Per certi aspetti ammirava più l’ Islam e di questo alla fine Bessarione  ne era abbastanza offeso. Il fatto e’ che l’Islam non ha questa grande concezione del libero arbitrio mentre nel cristianesimo e’ determinante.….A proposito…..ho comprato un libro che si chiama “ Determinati”, scritto da uno dei più grandi studiosi di scienze comportamentali, che ci libera dall’ idea del libero arbitrio…lo trovo piuttosto interessante.-

L.C. Lo acquisterò senza dubbio. Ora ti faccio una domanda che esula in parte dall’intervista ma anche no ma io sono curiosa: perché le donne vengono escluse dalla massoneria regolare? –

M.N.C’ è una grande discussione tra i massoni regolari e gli esoteristi sulla questione dell’ iniziazione femminile. Quella massonica è un’ iniziazione solare quindi le donne ne sono escluse ma è un’ assurdità perché basta leggere Apuleio e le  sue Metamorfosi dove si spiega benissimo che non esiste una iniziazione solare e un’ iniziazione lunare. Non sono distinte , separate. Come stare a discutere se Dio e’ maschio o femmina.
Ma fatto questo discorso io e Silvia  ( Ronchey ) ci chiediamo : che accade nel Rinascimento dove, ad un certo punto, le donne vengono escluse dall’ iniziazione ? Perché siamo assolutamente sicuri che Cleofe Malatesta fosse stata iniziata alla scuola di Gemisto Pletone, quindi sappiamo che, almeno fino al 1430, le donne entravano tranquillamente. La dimostrazione più eclatante è Ipazia di Alessandria, addirittura il suo discepolo, Sinesio di Cirene, dice che è stato iniziato da Ipazia.

L.C. Cosa è accaduto dal Rinascimento in avanti? –

M.N. Qualcosa di grave sicuramente…. La massoneria moderna che nasce a Londra nel 1717 esclude le donne.-

L.C. Perché questo dualismo ? –

M.N. Non lo so. Tra l’altro se cadi nel dualismo , non riesci a capire il sottofondo dell’ unità , sei già su un piano inferiore , sei su un piano di discussione inferiore. Cioè , secondo me, se cadi nel dualismo sei già in un certo modo perduto, navighi in acque basse . E  in questo anche le donne hanno anche la loro responsabilità: tieni conto che intorno ai primi anni del Novecento si comincia a discutere in alcuni ambienti, tra cui quelli massonici, sulla questione del voto alle donne. Le riuniscono a Roma a Palazzo Giustiniani, fanno un’ assemblea, invitano anche altre donne non iniziate  e le iniziano a fil di spada…è un modo di dire sai….comunque  si cominciano a ricostituire le grandi logge simboliche femminili che per strani motivi poi aderiscono al rito scozzese che nulla ha a che fare, per esempio, con le donne pitagoriche che sono all’origine della nostra Tradizione Occidentale…. Un gran mistero.
Tieni conto che nel Grande Oriente siamo in ventitremila al momento attuale, se fossimo tutti attivi e autenticamente iniziati potremmo rivoltare l’Italia, si fa per dire…..-
Chiudo qui l’intervista perché nel frattempo si è fatto un gran caldo, è quasi l’una e i miei collaboratori guardano l’ orologio. Per quanto mi riguarda seguiterei ancora a fargli domande ma capisco che per il momento basta cosi.
Tra l’altro ho da poco scoperto che si è occupato anche di un mio concittadino che in Ancona viene poco considerato ,  a torto,  ovvero quel Ciriaco Pizzecolli su cui ci sarebbe ancora tanto da dire e che ha a che fare con i Malatesta, Pletone, l’Adriatico e Bisanzio. Anche lui un iniziato? Lo scopriremo alla prossima, se Moreno Neri lo concederà.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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