Scrivere è da sempre la mia vita , quella nascosta, sotterranea, che nessuno vede. Da qualche tempo ho deciso di portarla alla luce e non so se sia un bene. Da sempre la considero una mania fastidiosa e ingombrante, che spesso mi distoglie dal quotidiano e mi sorprende perchè è del tutto ignota, come l’istinto. Ma i greci adoravano la mania e pare fosse venerata anche dai romani che trasformarono in una divinità da rispettare, c’era persino un santuario in Arcadia tra Megalopoli e Messene, e posso pensare chi andasse ad onorarlo, adesso lo aspetterebbero con un’ambulanza dai fari accesi, una bella camicia di forza e qualche pasticca da ingoiare. Con questa premessa del tutto giustificatoria del fatto che ciò che andrò a raccontare sia in parte frutto della mia immaginazione, mi accingo a riportare quanto ho visto e assorbito nel corso di una giornata trascorsa in un viaggio a Smerillo, nel sud delle Marche, un paese che davvero merita una visita, tra arte e natura con pausa prandiale che non guasta.
Siamo partiti io e un mio amico da Ancona sud alle nove di una mattina di metà novembre, decisi a raggiungere il paese di Smerillo dove contavamo di essere un’ora dopo, vana illusione perchè sappiamo bene entrambi che occorrerà di più, quando si varca l’interno della regione trovi trattori e strade interrotte che ti fanno scoprire nuovi angoli, il che non è male, ma ti distoglie dal tuo vero obiettivo e non siamo più in grado di reggere le sorprese, ultimamente, e vedo che è così per molti.
Loreto è bella in maniera commovente, mentre mi sfila a destra della statale che percorriamo sereni, eravamo partiti con la ferma intenzione di vedere un casale, ma l’apparizione della basilica mi rimanda ad un sacro ieratico che mi consegna al silenzio, è questa la funzione dell’ architettura e dell’arte in generale , mi dico, placare l’animo in continuo dissenso, un vortice di opinioni, giudizi, pensieri in discordanza perenne. La bellezza arresta il moto, dice Tommaso D’Aquino, ed è tutto tremendamente vero, come è vero che dal caos arriva la creazione e questo mi conforta ancora maggiormente. Squilla il telefono e passiamo Loreto, fine delle elucubrazioni. Amen.
Come stanno i tuoi gatti ? chiedo poi per aprire un discorso. Lo so che potremmo starcene in silenzio per ore, ma parlare reintegra e ti fa rientrare nell’adesso – mi risponde che va tutto bene, sua madre è uscita dall’ospedale per un’operazione al ginocchio e a proposito hai acceso la stufa? No, che ho i muratori al piano terra, voglio farci un bagno così mia madre non fa le scale. Parliamo ovviamente anche di altro ma non sto qui ad elencare, è una giornata di lavoro e cerchiamo di attenerci ai ruoli, per quel che si può, siamo marchigiani, la componente umana fa parte del nostro modus vivendi e anche operandi tutto sommato, è uno dei motivi che mi ha fatto scegliere di restare da queste parti.
Mentre parliamo si apre la vista del mare sulla sinistra, questo grande contenitore di qualcosa che immerge più di quanto emerga, il mare confonde e ammalia , a Ulisse Nettuno/ Poseidone gli ha fatto fare un giro più grande che quasi rischiava di non vedere più Itaca, Il sole illumina pallido la vasta distesa verdeazzurra, respiro profondamente come mai mi accade di mattina presto, Il telefono squilla e mi riconsegna di nuovo all’adesso, in un baleno siamo quasi arrivati all’ uscita di Pedaso Porto San Giorgio, chiudo il telefono e mentre riprendiamo il dialogo si ammira il paesaggio, stavolta è stretto tra le valli , vedi frutteti intervallati da casali ristrutturati e non a ritmo regolare.
Qui dove andiamo fanno la sagra della castagna ed è pure pieno di tartufi lo sai? No, non lo so. Bene dopo andiamo a mangiarlo se troviamo qualcosa aperto che dici? Si, ma deve essere molto boscoso sto’ posto faccio io e lui mi risponde che è alto, a ottocento metri, quattro case ma molto grazioso e fanno anche un festival che si chiama ” Le parole della montagna” che è lì vicino, non ti rendi conto quanto. Infatti ancora dalla statale non la vedo.
Infine cominciamo a salire e dal niente siamo arrivati , sarà perchè si seguitava a parlare e mi appaiono boschi e delle catene montuose a ovest che ti avvolgono nella loro macchia verde scura e oscura , siamo vicino ai Sibillini del resto e i boschi sono magici , luoghi di perdita ma anche di iniziazione.
Nell’antichità i genitori mandavano i loro bambini nel bosco affinchè ritornassero uomini ma Il bosco è anche vita: animali, cibo, vegetazione. Il picchio che si racconta abbia guidato i piceni nelle Marche dalla Sabina è un uccello che ama le querce, ergo li ha condotti sulla via del cibo e della sopravvivenza.
Sospiro…pensa all’adesso Lorenza, non immergerti, come sempre.
Quanti abitanti fa Smerillo ? 333 . Non è possibile, maddai non ci credo. Così è scritto, mi risponde ridendo e all’improvviso appare un cartello di un ristorante aperto con scritto: “Oggi tartufi.”
Quello che chiedevo si è palesato! Cedo alla magia. Dopo la visita ci fermeremo qui. Ho la sensazione che questo luogo abbia mantenuto ciò che in altre parti è andato perso: il Genius Loci, l’Anima Mundi, ciò che ha mantenuto, del resto, una gran parte della mia bella regione.
Nella foto: olio di Tullio Pericoli, pittore e scrittore, 2015