Entrambe le parole ecologia e economia derivano dalla stessa radice oikos, ovvero la parola greca per indicare “ casa “ nel senso più ampio, sia del focolare domestico che del lavoro dei campi. Finchè l’ economia era incentrata sulla gestione in questo ambito, essa riconosceva e rispettava come sue basi i cicli della natura e la sua capacità di rinnovarsi. Ad un certo punto, verso la fine degli anni Sessanta in avanti, è cambiato tutto: i contadini , stanchi di una vita di miseria e tribolazione , si sono riversati a frotte nelle città abbandonando la terra , galvanizzati da prospettive economiche più floride e dignitose, attirati da un’ industria che richiedeva manodopera in cambio di buoni salari e case a basso prezzo.
Le Marche, grazie alla lungimiranza di alcuni uomini di indubbie capacità intellettuali e grande carisma, sono state le prime ad arrestare questo fenomeno che per certi aspetti sembrava inarrestabile e si sono fatte promotrici di un’inversione di tendenza: fermare questa transumanza, promuovere un’agricoltura priva di veleni e pesticidi e ricreare quei valori che sembravano ormai andare definitivamente perduti. Occorreva però rivalutare una certa oikos, il che significava anche porre l’accento sulla pericolosità di un sistema che oggi mostra in tutto e per tutto i suoi limiti e malefici. In un certo verso Le Marche sono state profetiche e lungimiranti , ma va anche detto che contrastare un potere ormai consolidato non è stato facile: in mezzo molti interessi , sistemi politici e industrie chimiche che, sentendosi minacciati, hanno cercato di ostacolare e ridicolizzare il fenomeno ma nonostante tutto , con l’astuzia ( dei veri contadini ) e con la fede in quello che si fa e si di/fende, oggi questa regione ha un territorio che in larga parte è coltivato a biologico e, con il declino dell’ industrializzazione, si è saputa riconvertire lanciando un messaggio: natura e cultura camminano sempre insieme , conoscere è riconoscere, è sentirsi a casa, è ricoprirsi di un senso che dà il nome alle cose e le sottrae all’anonimato. E all’alienazione.
Pensare alle Marche è dunque sentirsi a casa, presso di sé, nel proprio corpo. In modo naturale.
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