Quando penso a Ciriaco Pizzecolli penso all’ uomo dai mille volti. Chi era veramente ? Un commerciante, un viaggiatore, un antiquario,uno storico, una spia?
Mi si accendono mille lampadine e la mente comincia a viaggiare, proprio come faceva lui, perché Ciriaco davvero era innanzitutto un viaggiatore. Non a caso il suo nume tutelare era il dio Hermes/ Mercurio, al quale dedica preghiere mattutine e scrive inni, intraprendendo i suoi viaggi solo partendo di mercoledi, giorno a lui sacro.
Hermes come sapete è il dio del movimento, degli affari, di tutto ciò che si muove e si commercia ma non solo. E’ il Dio che si adatta, con i suoi calzari alati sfugge ad ogni situazione compromettente, vola via veloce per introdursi in un’altra avventura che ha come base i traffici e gli scambi. Deve essere anche un dio che ama i porti, a mio avviso.
Ciriaco nasce da una famiglia anconetana di nobili origini, gli muore il padre in tenera età e viene allevato dal nonno che gli insegna le tecniche del commercio. Per una mente spigliata come la sua deve essere bastato poco,a volte basta seguire i discorsi dei grandi, essere immerso tra le merci che partono e arrivano e la gente che oggi vedi e domani è già di nuovo in mare. Ciriaco però ama anche la storia, tutto ciò che è antico, forse vorrebbe fare altro ma i suoi gli dicono che non è cosa, deve seguitare la tradizione di famiglia.
Si si va bene ma intanto lui scruta sin da bambino l’arco di Traiano, s’arrampica fra le pietre e ne legge da vicino le epigrafi, tocca con mano la materia forse arrivata da lontano, sogna mondi sconosciuti e viaggia nel tempo. Vagheggia uomini, comandi, carri e cavalli. Traiano è arrivato sino in Persia, come farà Ciriaco un giorno, andrà in Egitto e a Bisanzio e poi setaccerà tutta la Grecia, perché la Grecia ha qualcosa che in lui suscita qualcosa che non comprende ma sente.
Nato in un epoca di piena trasformazione, Ciriaco sente sin da bambino la necessità di rivolgersi al passato , appassionato di storia e di archeologia e anche uomo del Rinascimento comincia a viaggiare per conto di imprese anconetane e veneziane in Egitto, in Grecia e in Asia Minore e si lascia immergere nelle rovine dei templi greci ( A Delos , ad esempio, un epigrafe all’ingresso di questa sorprendente isola lo ricorda quasi con devozione) e comincia a studiarne la storia e la lingua. Disegna i siti archeologici, i monumenti ridotti a ruderi che sono per Ciriaco, historarium sigilla, per lui valgono più di mille racconti……
( L’elefante è il simbolo di una realtà particolare che gli indù chiamano Brahman, e Meister Eckhart, uno dei grandi mistici dell’Occidente, chiama ” divinità”.Tra l’altro e’ il simbolo della casata dei Malatesta. Pandolfo preleverà le ossa di Gemisto da Mistrà e le farà mettere nel Tempio Malatestiano di Rimini. Altra curiosità: Antoine de Saint Exupery nel suo ” Piccolo Principe” inserisce l’elefante dentro il serpente boa che tutti scambiano per un cappello. L’elefante è Dio, per i mistici. )
Leggere la storia di Ciriaco Pizzecolli significa entrare in un universo sconosciuto e appassionante, e ci riconsegna ad un passato che ha rappresentato per l’Italia una seconda rinascita, dopo i fasti di Roma, ovvero l’occasione per essere ricordata e ammirata nel mondo.
Ciriaco è stato uno dei protagonisti più interessanti e influenti nell’avvio di un processo inarrestabile che coinvolse politici, teologi, mercanti, principi e imperatori e tuttora attrae per l’offerta di simboli ed emblemi che rappresentano il nostro tessuto archetipico, culturale e psichico.
Nella foto: Ciriaco viene ritratto assieme ai grandi del tempo, nell’affresco di Benozzo Gozzoli a Firenze, Palazzo Medici Riccardi. L’affresco “ racconta” del corteo, veramente esistito, della corte imperiale bizantina presente in Ferrara e Firenze, nel 1438. Con Ciriaco si vede Marsilio Ficino, Lorenzo de Medici, Galeazzo Maria Sforza, Luigi Pulci, il più magico di tutti: Gemisto Pletone, Isidoro di Kiev, Pio II ( quello che mori in Ancona) l’onnipresente e famoso cardinal Bessarione, Filarete.
Credo che Ciriaco d’Ancona, in buona sostanza, meriti molta più considerazione di quanta ne abbia ai nostri giorni.