Chissà se l’ Infinito di Franco Arminio è poi così diverso da quello di Giacomo Leopardi. Sarebbe bello metterli a confronto e sentire le loro versioni, il loro modo di essere e vedere la vita.
Ebbi l’onore qualche anno fa di colloquiare con Franco Arminio a Borgo Futuro, il Festival della Sostenibilità di Ripe di San Ginesio, in un pomeriggio d’estate, davanti ad un pubblico arroccato sulle scalette di una piazza. Io avrei dovuto parlare dei borghi delle Marche,quale esperta di luoghi della mia regione, mentre lui , lo scrittore e paesologo, dissertava e poetava sulla sua Lucania. Straordinario. Ricordo le sue parole: ” Nelle Marche non c’è eros , avete sempre questa luce fioca, la nebbiolina che non rende nitidi i colori dell’orizzonte. Tutto il contrario della mia terra arsa dal sole.”
Non seppi rispondere, probabilmente aveva ragione. Noi siamo terra di mezzo, a metà di tutto, nel bene e nel male, riservati e quasi timidi, ma anche se non lo siamo ci conteniamo, in un non si sa quale vaso e conservandoci non si sa per chi, non abbiamo proprio quella forza, eros appunto, per straripare e sconfinare in un terreno che non ci sembra, apparentemente, congeniale. Sarà allora per questo cielo pavido?
Ad un ragazzo che si lamentava della sua vita sempre uguale disse ” Sappi che ci attende una lunga eternità“. ” Lei la fà facile, ma io come mi mantengo se non lavoro in fabbrica? ” ribattè il ragazzo quando Arminio gli propose di vivere secondo natura, con il poco che si possiede. ” Carissimo – seguitò imperterrito, nel suo leggero accento campano – come ti dicevo, ci attende una lunga non esistenza dopo questa esistenza che ci è stata data.” Il pubblico rimase in silenzio ad ascoltarlo, il ragazzo non disse più niente.
Non so perchè ma mentre lo ascoltavo, assimilai la Lucania alla Grecia, al fatalismo scremato dal cristianesimo, a questa capacità di fondere l’essere con l’anima del mondo, il calore della terra, il tempo imperituro e immutabile e lo paragonavo all’anima marchigiana, sempre combattiva e pronta alla crociata, ma in fondo anch’essa latente, quando dirimpetto il mare o la collina, ammira l’infinito e ci si perde dentro.
Giovedi 23 gennaio al Castello Svevo di Porto Recanati alle 21.30 Franco Armino sarà ancora di nuovo nelle Marche , a presentare il suo nuovo libro ” L’infinito senza farci caso” edizioni Bompiani.
” La paesologia è un viaggiare nei dintorni, è la soluzione di chi non riesce più a stare nel proprio paese ma non riesce neppure a lasciarlo.” In fondo parla a tutti noi, sempre desiderosi di essere altrove, ma infinitamente attaccati alle nostre radici, come gli alberi alla terra.
( i suoi libri precedenti : Vento forte tra Lacedonia e Candela. Esercizi di paesologia (2009 – Premio Napoli), Cartoline dai Morti (2010 – Premio Dedalus) e Terracarne (2011 – Premio Carlo Levi e Premio Volponi),
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