le mie Marche

Morro d’Alba e il gusto del Lacrima

Cibo e Vino

Il paesaggio delle Marche, con gli Appennini che degradano verso il mare e si trasformano in colline solcate da valli che regalano ameni panorami, incanta il visitatore.
Una delle scoperte più interessanti in tempo di vendemmia è andare per vigne, cioè visitare i luoghi di produzione dei numerosi vigneti. Per chi voglia conoscere accuratamente questa realtà la
ricerca si presenta laboriosa. Infatti sono ben 18 i vini DOC a denominazione di origine controllata e 5 i vini DOCG a denominazione di origine controllata e garantita delle Marche. Insomma in ogni angolo della regione esiste un particolare vino…e che vino!

     Nella foto: un casale restaurato nei pressi di Morro d’Alba
www.marchecountryhomes.com

Uno dei più antichi è la Lacrima di Morro d’Alba. Era già conosciuto in tempi remoti. Una testimonianza della sua bontà viene da Federico Barbarossa, che nel 1167, durante l’assedio di Ancona, si
accampò nel territorio di Morro e pretese dagli abitanti le cose più prelibate, tra cui l’ottimo succo d’uva dei vigneti locali.
La composizione richiesta dal protocollo DOC, risalente al 1985, prevede che sia composto per lo meno dall’85% dal vitigno lacrima e per il resto da montepulciano e verdicchio. Originariamente era prevista la produzione solo nel territorio del comune omonimo, in seguito fu estesa ai comuni di Belvedere Ostrense, Ostra, San Marcello e Senigallia per la parte interna.
Visitare le cantine di queste zone permette di scoprire luoghi incantevoli e consente di rendersi conto di quanta sapienza e accuratezza i produttori impieghino nel loro lavoro, che è anche una
grande passione.
L’assaggio del vino è una sinfonia e anche i palati meno sensibili o meno avvezzi alle degustazioni riescono a distinguere le caratteristiche di tale nettare, che risulta corposo e dal gusto
asciutto.

Le papille gustative individuano un sapore fruttato floreale, di fragola, ciliegino, more di rovo, mirtilli, viola e violetta.
Si accompagna bene ai salumi marchigiani come il salame di Fabriano e il ciauscolo, a ragù e carni bianche, ma non è sbagliato abbinarlo a pesce azzurro e al brodetto di pesce all’anconetana.
Più di dieci cantine possono accogliere il visitatore per una degustazione. Sono spesso all’interno di antiche costruzioni, tutte comunque restaurate e fornite dei ritrovati più attuali per un prodotto di eccellente qualità.
Molte di queste partecipano a ottobre di quest’anno all’ iniziativa Cantine aperte organizzata dal Movimento Turismo del Vino, ma di solito il visitatore che ne fa richiesta è accolto volentieri.

Carla Virili

Allegato: elenco dei produttori tutti rintracciabili via internet:
Antica Cantina Sant’Amico
Az. Agraria Mario Lucchetti
Az. Agricola Fratelli Badiali
Az. Agricola Mariotti Campi
Az. Agricola Orlando Olivetti
Az. Agricola Stefano Mancinelli
Az. Agricola Vicari Nazzareno e Vico
Az. Vitivinicola Badiali & Candelaresi
Az. Agricola Romagnoli
Cantina Quota 33
Cantina Pellegrini Silvana
Cantina Sarò

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