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Siamo elleni: Sant’Anna dei Greci

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SANT’ANNA DEI GRECI

Chi si reca a visitare il bellissimo museo diocesano di Ancona ha la possibilità di ammirare una notevole collezione di preziosi reperti e opere che vanno dalle origini del Cristianesimo (periodo Paleocristiano) nelle prime sale, fino ai preziosi arazzi fiamminghi del pittore Pieter Paul Rubens (1577-1640) ubicate nell’ultima sala del museo. Nel percorso si trovano, tra l’altro, testimonianze del periodo romanico e gotico, reperti risalenti all’umanesimo e al rinascimento, collezioni di monete, medaglie e tessuti, sculture e una pinacoteca ricca di preziose tele di soggetti sacri create nel corso dei secoli. In sostanza 20 secoli di storia della civiltà cristiana della città di Ancona sono documentati in questo luogo.

La struttura, inaugurata nel 1834,in origine fu destinata a ospitare unicamente materiali provenienti dal restauro della Cattedrale di San Ciriaco. In seguito, però, a causa della distruzione di varie chiese della città dovuta ai bombardamenti della II guerra mondiale, al museo fu affidato tutto ciò che man mano veniva recuperato dalle rovine e che nel suo insieme è risultato essere uno splendido patrimonio di reperti religiosi, di opere d’arte di antichi oggetti preziosi. Tra questi si distinguono per la loro unicità alcune icone tardo- bizantine (per l’esattezza sette) di scuola italo-cretese del XVI secolo,

( Trasfigurazione di Gesù Cristo sul Monte Tabor, Scuola Italo Cretese, Sec.XVI)

provenienti dalla iconostasi dalla Chiesa di Sant’Anna dei Greci, una delle antiche chiese di Ancona che subì la sorte sopra descritta. La tavola esplicativa che si trova nella sala chiarisce, tra l’altro, che questo edificio religioso fu donato nel 1380 dalla curia anconetana alla locale comunità greca della città, affinché vi praticasse il proprio culto. Leggendo queste brevi notizie, viene subito da chiedersi come e perché in una città che all’epoca viveva immersa in un contesto religioso caratterizzato dal rito cattolico-romano, esistesse una chiesa esplicitamente dedicata ai greci.

La storia ci racconta che la chiesa, poi denominata Sant’Anna dei Greci, non era nata con questo nome, né era riservata alla comunità greco-ortodossa. La chiesa originale, edificata tra il XII e il XIII secolo, si chiamava Santa Maria in Porta Cipriana, era una chiesa cattolica di rito romano e si trovava in via San Bartolomeo (odierna via Birarelli),strada che da San Ciriaco conduceva a Porta Cipriana, un importante accesso alla città.

I fatti che conducono alla donazione di questo edificio alla comunità greca ebbero inizio nell’anno 1380 quando il legato papale per l’oriente, Paolo Tagaris Paleologo, donò ai cittadini greci di Ancona dei preziosi resti sacri, tra cui il piede destro di Sant’ Anna, madre di Maria. Le sacre reliquie, con l’autorizzazione del vescovo, furono collocate in Santa Maria in Porta Cipriana. Da questa circostanza nacque un primo profondo legame trai greci di Ancona e la chiesa in questione, che evidentemente si consolidò nel tempo, tanto che alcuni secoli più tardi, esattamente nel 1524, Papa Clemente VII, con una apposita bolla, assegnò Santa Maria in porta Cipriana alla comunità greca conferendo ai fedeli la prerogativa di celebrarvi le funzioni religiose secondo il loro rito e, nel contempo, decretò l’esenzione della stessa dalla giurisdizione del vescovo di Ancona. Fu così che la chiesa fu ribattezzata Sant’ Anna dei Greci e al suo interno venne posta la tomba di Alessio Lascaris, della famiglia dei Paleologhi .

Una volta passato al culto greco-ortodosso, l’edificio dovette essere sottoposto ad alcune modifiche allo scopo di adattare l’ambiente alla nuova liturgia. Venne modificato l’altare maggiore e fu realizzata un’iconostasi, vale a dire una separazione tra il coro (cioè lo spazio riservato al canto liturgico e al clero) e le navate destinate ai fedeli. Furono inoltre commissionati al famoso pittore Lorenzo Lotto tre quadri da collocare alle pareti.

Molti anni più tardi, nel XVIII secolo, la chiesa subì ulteriori interventi quali il rifacimento dell’iconostasi, delle decorazioni pittoriche e la ricostruzione del campanile. Progettista e direttore dei lavori fu l’architetto e pittore anconetano Francesco Maria Ciaffaroni il quale si avvalse della collaborazione di altri importanti artisti e valenti artigiani.

La chiesa di Sant’Anna fu per secoli un fondamentale punto di riferimento per la vivace comunità greca di Ancona.

I rapporti tra questa popolazione e la città, come è noto, risalgono alla sua fondazione avvenuta nel 387 a.C. da parte dei greci siracusani della stirpe dorica e per circa due secoli Ancona rimase una colonia greca.

E’ovvio, quindi, che il popolo greco considerasse la città dorica come uno sbocco naturale dei suoi movimenti migratori. Una delle cause, per esempio, che diede luogo a continui spostamenti di massa degli ellenici verso il territorio anconetano fu l’invasione della Grecia da parte dei turchi, tanto che nei primi anni del XVI secolo si contavano circa 200 nuclei familiari stabilmente residenti nella dorica.

Questa comunità di migranti, ben inserita nel contesto cittadino, traeva sostentamento soprattutto da traffici e comunicazioni marittime con l’oriente e dallo svolgimento di attività artigianali e commerciali. Del loro spirito imprenditoriale, della loro civiltà emancipata, della loro cultura avanzata, la città si avvantaggiò notevolmente divenendo nel corso del tempo un importante centro mercantile, eccellendo, in modo particolare, nell’industria della porpora e della tintura delle lane. Questa impresa la rese famosa in gran parte dell’oriente.

Accanto alle vere e proprie attività lavorative ,la comunità greca non trascurava opere di carattere filantropico e umanitario. Un’associazione di mercanti e artigiani, ad esempio, diede vita alla Confraternita di Sant’Anna. Strettamente legata alla omonima chiesa, il suo scopo era quello di prendersi cura e di assistere, con raccolte di denaro e di cibo, le persone bisognose o di mettere loro a disposizione fondi per lo studioe le doti. Non solo. Nel 1562 la Confraternita, grazie a un lascito testamentario del greco Alessio Lascaris dei Paleologhi ,fece costruire, attiguo alla chiesa, un ospedale rivolto ad ammalati indigenti. L’ospedale fu poi ampliato con il denaro di un altro lascito, quello della moglie del Lascaris e grazie a successive disposizioni testamentarie, nel 1641 fu costruito l’Ospedaletto della SS. Trinità adiacente al preesistente ospedale di Sant’Anna.

Attualmente di tutto ciò non esiste più nulla. Tutto è andato distrutto, prima di tutto a causa dei bombardamenti aerei, successivamente anche la ricostruzione post-bellica ci ha messo il suo marchio .Della chiesa erano rimasti in piedi l’abside e il campanile, ma i ricostruttori ,nonostante il parere contrario della Commissione Diocesana di Arte Sacra, hanno privilegiato la demolizione al recupero.

Oggi al posto della storica chiesa e dell’antico ospedale troviamo un anonimo edificio sede degli uffici amministrativi dell’ I.N.R.C.A . Di fronte, sulla parete laterale di Palazzo Acciaiuoli, è affissa una targa commemorativa a ricordo, mentre poco più giù, un piccolo arco è tutto quel che rimane di Porta Cipriana.

Giovanna Patarca

 

 

 

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